Insonnia: una patologia al femminile
Gli studi epidemiologici dimostrano che l’insonnia, una delle patologie del sonno più frequenti, è un disturbo tipico del sesso femminile.
Per questo il settimanale Donna Moderna ha dedicato diverse interviste ad esperti in Medicina del Sonno, invitandoli a spiegare l’importanza di diagnosticare e trattare tale malattia.
L’insonnia viene definita “patologia delle 24 ore”. Infatti, oltre a causare un disturbo dell’inizio o del mantenimento del sonno, si associa a sintomi diurni che interferiscono con l’attività sociale, lavorativa e familiare dell’individuo. Tra questi ricordiamo ad esempio l’irritabilità, la sonnolenza, i disturbi dell’attenzione ma anche scarsa motivazione ed alterazione del tono dell’umore.
La prevalenza dell’insonnia incrementa con l’età e dalla pubertà in poi si osserva una netta predominanza di tale disturbo nelle donne rispetto agli uomini. Sicuramente una delle cause determinanti di tale evidenza epidemiologica è rappresentata dal ruolo che gli ormoni sessuali giocano nella regolazione del sonno. Ad esempio, gli estrogeni ed il progesterone sembrano, in maniera diversa, favorire l’addormentamento e la continuità del sonno. Ed è per questo che quando tali sostanze calano drasticamente in corrispondenza della menopausa, nella donna si assiste ad un netto peggioramento o ad una insorgenza di una difficoltà nell’indurre o mantenere il sonno. Ma probabilmente non sono solo gli ormoni a spiegare la relazione tra donna ed insonnia femminile. Infatti, un altro fattore determinante alla base di tale legame potrebbe essere la maggiore propensione del sesso femminile a sviluppare disturbi dell’umore. Ansia e depressione a loro volta potrebbero favorire un disturbo del sonno.
Ma perché è così importante parlare di insonnia? Gli studi più recenti dimostrano che dormire poco o male predispone allo sviluppo di diverse patologie organiche e psichiche. Nuove evidenze, infatti, ha evidenziato che una breve durata del sonno può incrementare il rischio di ipertensione arteriosa o di patologie cerebrovascolari in genere. Inoltre, il sonno sembrerebbe agire come “spazzino”. Ovvero, eliminando le sostanze tossiche che si accumulano nel cervello durante la veglia e che favoriscono l’insorgenza di patologie neurodegenerative. In questo senso, l’insonnia è stata recentemente riconosciuta come un fattore predisponente per diversi tipi di demenze tra cui la malattia di Alzheimer.
Il consiglio che quindi gli esperti danno è quello di riservare la giusta importanza al proprio sonno. Per esempio rivolgendosi al medico di base o ad un esperto nel settore soprattutto quando insorgono i sintomi diurni citati sopra. Il medico deciderà se intraprendere un trattamento farmacologico che deve comunque essere sempre ben monitorato, evitando il fai-da-te. Indipendentemente dai farmaci, è importante però ricordare che tutti i soggetti che dormono male dovrebbero innanzitutto conoscere ed applicare in maniera sistematica le regole di igiene del sonno. Questa ultime, da sole o rafforzate da una terapia psicologica specifica per l’insonnia (terapia cognitivo-comportamentale), potrebbero risolvere il problema senza ricorrere all’uso di medicinali.
Se vuoi approfondire questi argomenti ti consigliamo di seguire le interviste su Donna Moderna al Professor Luigi De Gennaro (Professore Ordinario di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica e di Psicofisiologia del sonno normale e patologico, Sapienza Università di Roma), alla Dr.ssa Paola Proserpio (Responsabile del centro di medicina del sonno, Dipartimento di Neuroscienze, Ospedale Niguarda di Milano) e alla Professoressa Carolina Lombardi (Direttore Unità Semplice Centro Medicina del Sonno, Istituto Auxologico Italiano – Università Milano Bicocca) al seguente link:
https://www.donnamoderna.com/life-style/linsonnia-non-un-semplice-malessere-riconoscerla-per-curarla