Dream Activity in Narcoleptic Patients During the COVID-19 Lockdown in Italy

La narcolessia di tipo 1 (NT1) è un disturbo neurologico caratterizzato da eccessiva sonnolenza diurna e anomalie del sonno, specialmente concernenti intrusioni di sonno REM durante il giorno. I pazienti narcolettici riferiscono spesso esperienze oniriche insolite e caratterizzate da un’elevata intensità emotiva. Inoltre, la letteratura disponibile ha evidenziato che i pazienti con NT1 sperimentano frequentemente sogni lucidi e tale fenomeno appare relato ad una personalità creativa.

Durante l’emergenza COVID-19, l’attività onirica nei soggetti sani sembra aver subito notevoli cambiamenti, come riportato da numerosi studi (e.g., Pesonen et al., 2020; Scarpelli et al., 2021a; Gorgoni et al., 2021). Tuttavia, nessuna indagine è stata condotta sui pazienti narcolettici. Per tale ragione, lo studio di Scarpelli e colleghi (Front in Psychology, 2021) ha avuto l’obiettivo di indagare, per la prima volta, l’attività onirica nei soggetti con narcolessia di tipo 1 durante il lockdown italiano.

Complessivamente 43 pazienti con NT1, farmacologicamente trattati, hanno completato una web-survey durante la primavera del 2021. Le misure acquisite in merito al dreaming, al benessere psicologico e alla qualità del sonno sono state confrontate con quelle ottenute da 86 soggetti sani che hanno compilato la medesima batteria di questionari.  I confronti statistici hanno rivelato che: (a) i pazienti con NT1 hanno una maggiore sonnolenza rispetto ai controlli; (b) i controlli hanno disturbi del sonno più elevati rispetto ai pazienti con NT1 e tale risultato appare modulato dall’effetto del trattamento farmacologico; (c) i pazienti con NT1 hanno riportato una frequenza di sogni lucidi più elevata rispetto ai controlli. Inoltre, il focus sull’attività onirica dei pazienti narcolettici ha consentito di osservare che (a) la frequenza degli incubi era correlata al sesso femminile, ad una maggiore durata del sonno, e ad una maggiore veglia intrasonno; (b) la frequenza di sogni, incubi e sogni lucidi era positivamente correlata con la sonnolenza. Sono stati infine confrontati i narcolettici con elevata frequenza di sogni lucidi (high lucid dreamers) con coloro che riportavano una scarsa frequenza di sogni lucidi (low lucid dreamers). Gli “high lucid dreamers” hanno riportato che il sogno ha per loro un maggiore impatto durante la veglia, soprattutto per quanto concerne il problem-solving e la creatività.

Nel complesso, tali risultati sono coerenti con precedenti studi sui “pandemic dreams” condotti su soggetti sani.  Inoltre, è stato confermato un legame tra lucidità e creatività nei pazienti con NT1.

Si noti, tuttavia, che la scarsa numerosità campionaria per quanto riguarda il gruppo di pazienti e l’assenza di dati longitudinali rappresentano importanti limiti di tale lavoro. Sebbene non sia possibile delineare una relazione causale tra sogni lucidi e l’emergenza COVID-19 nei narcolettici, il presente studio rappresenta un primo contributo che suggerisce che alcune caratteristiche stabili in soggetti con disturbi del sonno potrebbero interagire con i cambiamenti provocati dalla pandemia.

Serena Scarpelli, Comitato editoriale AIMS

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