Efficacia della stimolazione elettrica transcranica nella riduzione di elevati livelli di sonnolenza

Negli ultimi anni, le tecniche di stimolazione elettrica transcranica hanno mostrato la loro efficacia nella capacità di indurre modulazioni dell’attività elettrica cerebrale allo scopo di alterare i fisiologici livelli di sonnolenza e vigilanza.

Accanto ad una serie di studi interessati principalmente agli effetti su sonno ed addormentamento, recentemente è stato indagato il loro possibile ruolo nel contrastare gli elevati livelli di sonnolenza in individui affetti da eccessiva sonnolenza diurna.

Nello studio di Alfonsi e collaboratori – appena pubblicato e disponibile gratuitamente sulla rivista Journal of Sleep Research – si osservano gli effetti dell’applicazione di uno specifico protocollo di stimolazione elettrica transcranica.

Nello specifico, un campione di adulti normo-dormitori ha osservato un protocollo di parziale deprivazione di sonno, al fine di indurre artificialmente elevati livelli di sonnolenza. In seguito, i partecipanti hanno ricevuto la somministrazione di un protocollo di stimolazione anodica bilaterale in area corticale frontale, finalizzata all’innalzamento dei livelli di arousal.

Gli effetti conseguenti sono stati osservati attraverso misure soggettive (questionari self-report), comportamentali (test di vigilanza psicomotoria) ed oggettive (latenza di addormentamento ed attività elettrofisiologica corticale).

I risultati hanno mostrato una consistente riduzione dei livelli di sonnolenza a seguito della stimolazione attiva, contrariamente a quanto osservato nella condizione di controllo (stimolazione sham).

In particolare, sia da un punto di vista comportamentale (incremento della vigilanza psicomotoria) che fisiologico (maggiore capacità di resistenza all’addormentamento e pattern elettrofisiologici caratterizzati da maggiori livelli di arousal), il protocollo di stimolazione utilizzato ha prodotto un significativo incremento dei livelli di vigilanza.

Per quanto riguarda la sonnolenza soggettivamente stimata, sebbene vi sia stata una coerente riduzione di quest’ultima a seguito della stimolazione, il dato non è risultato significativo. Verosimilmente, la causa risiede nella maggiore numerosità campionaria necessaria per la stima dell’effetto su tale parametro soggettivo.

In conclusione, lo studio riporta evidenze a favore dell’utilizzo di tale protocollo di stimolazione con l’obiettivo di ridurre eccessivi livelli di sonnolenza.

In studi futuri sarà opportuno approfondire ulteriori aspetti essenziali, come ad esempio la durata degli effetti osservati o la potenziale applicabilità in contesti clinici e/o lavorativi.

Riferimento bibliografico:

Alfonsi, V., D’Atri, A., Scarpelli, S., Gorgoni, M., Giacinti, F., Annarumma, L., … & De Gennaro, L. (2023). The effects of bifrontal anodal transcranial direct current stimulation (tDCS) on sleepiness and vigilance in partially sleep-deprived subjects: A multidimensional study. Journal of Sleep Research, e13869-e13869.

Valentina Alfonsi, membro AIMS

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