Sonnolenza alla guida: Il viaggio simbolico del wake-up bus
DA OPORTO (PORTOGALLO) A BRUSSELS
PER PARLARE DI SICUREZZA STRADALE AL PARLAMENTO EUROPEO
Passerà di Paese in Paese portando un’ondata di consapevolezza: quella che gli incidenti stradali sono diventati una priorità europea, al pari del clima, dell’economia, dell’immigrazione. La sonnolenza alla guida è una delle cause principali. Per farne riconoscere la sua portata omicida i presidenti delle Associazioni di Medicina del Sonno di 23 nazioni, tra cui il nostro italiano dottor Liborio Parrino, sono saliti sul Wake-Up Bus per giungere al cospetto di chi se ne potrà concretamente occupare.
La progressiva diminuzione delle vittime registrata in tutti i Paesi europei, Italia compresa, negli ultimi vent’anni dà la sensazione che si sia fatto molto per aggiornare i codici della strada e la viabilità e l’assetto delle attuali vie di comunicazione, ma assai meno per educare il conducente a capire i segnali inviati dal proprio corpo al fine di accorgersi in tempo dell’arrivo di un fatale colpo di sonno.
Brussels, 8 ottobre 2013
L’Europa fa quadrato su un nuovo obiettivo: entro il 2020 le vittime su strada dovranno essere dimezzate. E lo promuove con un progetto denominato “Wake-up Europe – Don’t sleep at the wheel”, organizzato dall’European Sleep and Research Society (ESRS) e dall’European Committee costituito da esperti scientifici fra i quali il professor Roberto Amici, che si avvarrà di un bus, il Wake-Up Bus appunto, per portare una richiesta di attenzione al Parlamento europeo sul problema ormai sociale della sonnolenza alla guida come causa principale di incidenti stradali. <<Come referente nazionale dell’iniziativa posso dire che l’Europa non è nuova a simili traguardi>>, precisa Sergio Garbarino, neurologo, docente presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova e responsabile della Commissione nazionale AIMS “Sonnolenza, Sicurezza e Trasporti” del Centro Medicina del Sonno. <<Già nel decennio 2000-2010 la Commissione Trasporti Europea si era posta la stessa meta, raggiunta tuttavia dai Paesi del Nord Europa e anche da nazioni latine come Francia e Spagna, ma non dal nostro Paese>>.
Sonnolenza alla guida: la dimensione del fenomeno
Se la situazione in Europa resta pesante (tre persone ogni ora perdono la vita per un incidente stradale, circa 82 al giorno – fonte: Commissione trasporti Europea), in Italia il quadro si tinge di colori ancora più forti. <<Se nel 2001 si contavano 7.096 vittime, nel 2010 se ne registravano ancora 4.090, mancando l’obiettivo europeo di dimezzamento auspicato per il 2010>>. Sebbene si assista a un progressivo calo della mortalità su strada, nel nostro Paese c’è ancora molto da fare per contrastare il fenomeno di sonnolenza alla guida. Certamente numerose sono state le campagne di sensibilizzazione promosse per aumentare la sicurezza sulle strade che non hanno però dato un risultato concreto. Perché? <<Perché non si è puntato a sufficienza sul fattore “umano” che all’unanimità gli studiosi indicano come responsabile di circa l’80 per cento degli incidenti, quindi molto più del fattore ambiente o della meccanica delle vetture>>, precisa Sergio Garbarino. Per la prima volta l’educazione del conducente era stata inserita in un documento dell’Unione Europea il “libro bianco” del 2010, una mossa che ha rilanciato la necessità di strategie preventive rivolte al comportamento umano.
Il significato dell’iniziativa
Scopo primario dell’attuale iniziativa del Wake-Up Bus è pertanto quello di fare entrare nella nostra cultura il concetto che esiste un ritmo sonno-veglia, e che le pause di riposo e le ore di sonno vanno rispettate. I nostri connazionali dilatando spesso la durata del giorno, e accorciando quella della notte deputata al sonno, possono andare incontro a un’eccessiva sonnolenza diurna che mal si adegua a un’attività come la guida che richiede un’alta vigilanza e attenzione per gestire tante situazioni contemporaneamente. Accade così che la sonnolenza al volante è a tutt’oggi causa e concausa di 1/5 degli incidenti stradali totali gravati da un tasso di mortalità doppio rispetto agli incidenti dovuti ad altre cause e costo sociale per il nostro Paese di circa 850 milioni di euro all’anno. Fra le patologie a determinarla è soprattutto la sindrome delle apnee notturne (OSAS), ma non è la sola. <<La sonnolenza è il risultato di tante cause>>, precisa Sergio Garbarino. <<insorge per aver assunto alcolici o farmaci come ad esempio gli antistaminici, alcuni antidepressivi e alcuni antipertensivi, nonché FANS, sedativi per la tosse o rimedi per dormire. Altri perché vivono in una costante deprivazione di sonno. E altri ancora perché soffrono di malattie di altro genere, come per esempio disturbi d’ansia e depressione, che frammentano il riposo notturno>>.
La sonnolenza alla guida è un problema di tutti
Tutti noi possiamo dunque essere responsabili anche occasionalmente di un incidente stradale per eccessiva sonnolenza se per esempio si fa tardi una volta con gli amici, se si beve un po’ di più giusto quella sera e se si proviene da lungo periodo di veglia e da una giornata stressante.
Le cause spesso si sommano facendo lievitare il rischio d’incidente.
Come accorgersi di non essere nelle condizioni migliori per guidare? Osservandosi. Fare per esempio numerosi errori nell’esecuzione dei propri atti quotidiani, come parcheggiare male, dimenticarsi le chiavi o sbagliare la compilazione di un modulo, può essere in generale un indicatore di un basso livello di performance e di attenzione al pari di un “quasi” incidente (esempio fare una frenata davanti a un palo visto all’ultimo). Poiché la sonnolenza non si riesce a misurare in modo oggettivo fuori da un laboratorio di Medicina del Sonno, per dargli un valore ci si deve basare sulla conoscenza dei propri limiti e sulla consapevolezza che questi ultimi possono mettere a repentaglio la vita altrui.
Il dato mancante
Giocare d’anticipo sugli incidenti stradali è una delle tre priorità del governo, come ha ribadito recentemente il ministro Lupi. Qual cosa in tal senso si è fatto: l’Europa ha inserito da pochissimo la valutazione obbligatoria della sindrome da apnee notturne nei macchinisti delle ferrovie, che sarà estesa a breve anche per i conducenti di auto.
Ma non solo. Il riconoscimento dell’OSAS e della narcolessia è stato aggiunto nelle linee guida medico legali delle commissioni italiane che valutano l’idoneità psico-fisica alla guida. Ciononostante norme che affrontino la sonnolenza al volante tardano ad arrivare. E il motivo consiste nel fatto che tra le cause riportate nei moduli che Polizia e Carabinieri compilano sul luogo dell’incidente, la voce “eccessiva sonnolenza diurna” non è presente. Al suo posto è stata ingigantita la casella “incidente per distrazione” che non significa nulla. La sonnolenza viene pertanto segnalata quando si escludono altre cause: la percentuale degli incidenti che provoca sembrerebbe così bassa che attualmente non viene presa in considerazione dai database ufficiali italiani.
La consapevolezza innanzitutto
La sua forza devastante si può tuttavia intuire indirettamente dalla distribuzione degli incidenti stradali rilevati nelle 24 ore dall’ultimo rapporto ISTAT-ACI del 2012. I dati raccolti hanno mostrato come tra le 22.00 e le 6.00 l’indice di mortalità assuma i valori più elevati, compresi tra 2,2 e 6,0 decessi ogni 100 incidenti.
E’ in queste ore infatti, quando il traffico e le altre cause si riducono, che l’eccessiva sonnolenza diurna gioca un ruolo importante sul calo della performance e sul determinismo.
A poco possono servire gli ultimi ritrovati della tecnologia, messi a punto da diverse case automobilistiche, che si avvalgono di sistemi da installare sulle autovetture capaci di percepire un calo di attenzione del conducente.
Alcuni usano telecamere puntate sul viso dell’autista, volte a valutare l’ammiccamento delle palpebre, il restringimento o la dilatazione delle pupille, altri impiegano sensori in grado di misurare parametri indiretti come la postura del collo per esempio. Tutti lanciano allarmi acustici o luminosi quando i valori rilevati non sono più nella norma.
Essi non sono tuttavia affidabili quanto la persona stessa che guida: possono non essere infatti attivati, non funzionare o monitorare la situazione in modo insufficiente lungo alcuni percorsi stradali. La consapevolezza di ingaggiare una lotta con Morfeo mentre si guida e di capire il disastro che si può causare è il miglior campanello d’allarme per fermarsi e fare un pisolino. Proprio come un debito di denaro si estingue con il denaro, così un deficit di sonno si risolve con altro sonno.
Un articolo di Manuela Campanelli, biologa e giornalista professionista
Ulteriori approfondimenti utili nel sito:
- Valutazione e gestione della eccessiva sonnolenza diurna (ESD) nella pratica clinica
- Sonnolenza alla guida