Slow-Wave Sleep and Motor Progression in Parkinson Disease

Diversi studi su modelli animali e sull’uomo hanno dimostrato il ruolo neuroprotettivo del sonno ad onde lente nel processo d neurodegenerazione ed in particolare nella malattia di Alzheimer. Tuttavia, tale aspetto non è stato mai indagato nella malattia di Parkinson (PD). Il merito di questo lavoro pubblicato su Annals of Neurology nel marzo 2019, pur con le evidenti pecche metodologiche, è quello di gettare luce sul possibile effetto modulatore positivo del sonno nei pazienti con PD. Gli autori infatti hanno esaminato retrospettivamente le polisonnografie di 129 pazienti con PD, analizzando se la quantità di sonno ad onde lente (SWA) correlasse con modificazioni longitudinali alla scala motoria per la severità del PD (UPDRS parte III). È interessante notare che i pazienti con più SWA (espresso come SWE- slow wave energy e cioè una valutazione della potenza del segnale nella banda delle SWO) presentassero ad un follow-up di 4.6 anni ± 2.3, una progressione più lenta del quadro motorio, e soprattutto dei segni assiali

Il disegno dello studio è povero (analisi retrospettiva e outcome valutato unicamente mediante una scala clinica) e non permette di stabilire il rapporto di causalità, tuttavia l’idea ed i risultati sono interessanti poiché aprono il fronte a studi futuri prospettici volti ad analizzare il ruolo neuroprotettivo del sonno. Il tutto può essere lungimirante, pensando alle applicazioni che il sonno come modulatore neuroprotettivo può giocare nel PD prodromico, cioè nei pazienti con disturbi del comportamento in sonno REM isolato.

Elena Antelmi, comitato editoriale AIMS

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