Il fenomeno della sexsomnia: sesso senza consapevolezza

19 Dic 2022 ARTICOLI

La sexsomnia o sleep sex è una parasonnia che implica comportamenti automatici senza consapevolezza, che possono andare dal turpiloquio sessuale, a comportamenti auto-erotici, fino a delle vere e proprie violenze e abusi sessuali verso terzi. 

Non a caso si sta sviluppando una letteratura forense sul fenomeno. La giurisprudenza prevede un giudizio di colpevolezza sole se l’actus reus (l’incontestabile comportamento criminale descritto in questo caso) si accompagna all’accertamento di una mens rea (la consapevolezza dello stesso). Nello specifico caso descritto nell’articolo su Huffington Post, la valutazione della giuria avrebbe dovuto considerare degli elementi di complessità maggiore che non furono però approfonditi. Infatti, pur se si riconosce che le violenze erano collocabili all’interno di un episodio di sonnambulismo o di comportamenti automatici durante il sonno, il quadro processuale era complicato dal fatto che l’imputato aveva assunto alcol durante la serata. L’assunzione di alcol può agire da fattore precipitante la possibilità che si verifichi un episodio notturno. L’imputato di ciò aveva anche consapevolezza, stante l’episodio di violenza nel sonno di cui si era reso responsabile qualche settimana precedente ai fatti in questione.

Proprio perché di descrizione relativamente recente, la comunità scientifica e clinica è ancora divisa riguardo a questo disturbo. Alcuni ritengono che si tratti solo di una delle tante manifestazioni di comportamenti automatici e senza consapevolezza che si possono manifestare durante il sonno. Ad esempio sonnambulismo, apnee del sonno, disturbo comportamentale del sonno REM, epilessie… ma l’elenco è davvero lungo. Ritengono, cioè, che non costituisca un’entità diagnostica indipendente, ma che sia solo una delle tante espressioni di comportamenti agiti durante il sonno. Il DSM-5 lo ha inserito all’interno dei disturbi dell’arousal in sonno NREM.

Non esistono dati precisi sulla reale prevalenza del fenomeno, ma si è orientati a credere che sia molto più diffuso di quanto si credesse. Recenti osservazioni tra pazienti con disturbi dell’arousal indica una prevalenza potenziale tra il 9-11%.

Non esiste un vero e proprio trattamento di questo disturbo. Esistono alcuni parziali trattamenti farmacologici, benzodiazepine e clonazepam in primis, che prevalentemente sono indicati per il trattamento dei disturbi del sonno primari ai quali tende ad associarsi la sexsomnia.

Anche se non si possono considerare veri e propri trattamenti, un effetto benefico sul disturbo è garantito dalla prevenzione di quei fattori che fanno da precipitanti gli episodi notturni. Ad esempio, ridurre i fattori di stress, evitare la deprivazione di sonno e l’assunzione di alcol.

L’articolo completo sul fenomeno della sexsomnia è disponibile su Huffington Post

Luigi De Gennaro, segretario AIMS

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