Una possibile alternativa alla CPAP
UNA NUOVA OPZIONE TERAPEUTICA
SI PROFILA ALL’ORIZZONTE PER FAVORIRE IL NORMALE
PASSAGGIO DELL’ARIA NON OTTIMALE NEI SOGGETTI
CON APNEE NOTTURNE
Chi ha la sindrome delle apnee notturne (OSAS) e non risponde alla CPAP, cioè alla ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie respiratorie, o non ne tollera il suo uso, potrebbe trovare beneficio dalla stimolazione elettrica del nervo ipoglosso che innerva la lingua. Il condizionale è tuttavia d’obbligo perché questa metodica è ancora in via di sperimentazione. Inoltre, potrà essere promettente in un prossimo futuro solo per chi ha un’OSAS moderata o grave.
Questa possibile opzione terapeutica si avvale di un elettrodo che, posizionato sul nervo ipoglosso, fa protrudere la lingua compensando la chiusura delle vie respiratorie superiori durante il sonno.
Los Angeles, 15 novembre 2013 – Gli avanzamenti tecnici aiutano anche la medicina. Un’affermazione che si è dimostrata vera anche nel caso della cura per le apnee notturne. Una nuova generazione di stimolatori elettrici impiantabili sul nervo ipoglosso della lingua ha permesso di ripercorrere un diverso approccio all’ostruzione delle alte vie respiratorie già sperimentato nel 2001. All’epoca si erano applicati elettrodi transcutanei o per via intramuscolo al fine di stimolare il muscolo genio-glosso che sta alla base della lingua. Sebbene la metodica avesse mostrato i suoi benefici, gli apparecchi impiegati disturbavano il sonno. Per ovviare a questo inconveniente i ricercatori avevano pensato di stimolare direttamente il nervo ipoglosso. Risultati promettenti non erano mancati, ma la tecnica non era tuttavia applicabile nella pratica clinica per la bassa performance degli apparecchi che aveva provocato nel tempo la rottura degli elettrodi e il fallimento dei sensori. Ora, l’avvento di un nuovo sistema di stimolazione, tecnologicamente più avanzato, ha riportato alla ribalta questa opzione terapeutica che è stata valutata da un recente studio, eseguito all’Università della California e pubblicato sul Journal of Sleep Research.
I lusinghieri risultati
Ben 126 soggetti di mezza età, in sovrappeso e con OSAS moderata o grave (indice di ipopnea compreso tra 20 e 50) sono stati arruolati nello studio. Tutti non rispondevano o non sopportavano la CPAP che a tutt’oggi è ancora il trattamento d’elezione per eliminare i disordini respiratori causati da un eccessivo rilassamento delle vie aeree. Dopo essere stati sottoposti a polisonnografia, consulto chirurgico ed endoscopia eseguita durante il sonno farmaco-indotto, è stato impiantato loro il sistema che ogni notte per 5-6 ore stimolava direttamente il nervo ipoglosso. Ebbene, dopo 12 mesi i risultati sono stati davvero positivi. L’indice di ipopnea si era ridotto del 68 per cento e l’indice di desaturazione di ossigeno era diminuito del 71 per cento. La severità della sindrome ostruttiva era pertanto cambiata e con essa era migliorata la qualità della vita in relazione un’aumentata efficienza del sonno. Risultati, questi, che sono rimasti stabili anche nei successivi 6 mesi. Questo dimostra che la metodica, oltre a essere sicura ed efficace, è anche associata a benefici sostenuti nel tempo.
In revisione alla FDA
Come per tutte le metodiche che si rispettano, anche questa non era tuttavia priva di effetti collaterali. L’1 per cento dei quali legati all’applicazione del sistema di elettro stimolazione che necessitava di revisione. Gli eventi avversi meno seri comprendevano invece dolore momentaneo avvertito nel 25 per cento dei casi e disturbi alla lingua riferiti dal 30 per cento dei partecipanti allo studio, che tuttavia erano migliorati nel tempo. Ciononostante, i risultati dello studio eseguito sono stati ritenuti il primo “grande passo” verso la fattibilità di una metodica interessante. E senz’altro meno invasiva dell’attuale intervento chirurgico maxillofaciale di avanzamento della mandibola. Per questo motivo la Food and Drug Administration (FDA) li sta attentamente valutando.
Il circolo vizioso da spezzare
Di una nuova alternativa alla CPAP c’è tuttavia un gran bisogno. I soggetti con OSAS che hanno una bassa aderenza a questi apparecchi per apnee notturne sono infatti ancora molti. Circa un 30-40 per cento di chi la dovrebbe usare. Questo dato rapportato ai 100 milioni di persone che nel mondo soffrono di apnee notturne (in Italia sono circa due milioni), dà luogo a un esercito di persone che può andare incontro, non solo a un’alterazione del proprio sonno e di conseguenza a sonnolenza diurna, stanchezza cronica, irritabilità e cambiamenti d’umore, ma anche a una serie di altri disturbi che mettono a repentaglio la salute di più organi. L’OSAS può per esempio quadruplicare il rischio di ictus. Il sangue povero di ossigeno e ricco di anidrite carbonica che giunge al cervello può far soffrire le cellule nervose; può raddoppiare il rischio di diventare ipertesi, provocare aritmie e favorire l’infarto; può minare alla base la salute dei bronchi e dei polmoni, nonché predisporre alle allergie; e facendo guadagnare più chili, può spalancare le porte a malattie metaboliche, il diabete in primis.
Un articolo di Manuela Campanelli, biologa e giornalista professionista
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