Una revisione sistematica della letteratura sugli incubi nei bambini e adolescenti con autismo

I processi di maturazione cerebrale e dei pattern di sonno che avvengono durante l’infanzia sono fondamentali nel determinare il grado di funzionamento dell’individuo. Tra questi, lo sviluppo dei processi cognitivi nel bambino potrebbe sottendere la maturazione del contenuto onirico e la frequenza del ricordo dei sogni.

In linea con una delle principali teorie sul sogno, che ipotizza una continuità tra l’attività mentale della veglia e quella del sonno, diversi lavori hanno evidenziato una relazione tra sintomi clinici e la presenza di incubi. Nei bambini con disturbo dello spettro dell’autismo, sintomi come ansia e insonnia, che la letteratura associa agli incubi, risultano particolarmente prevalenti. Tuttavia, nessun lavoro fino ad ora ha tentato di sistematizzare le conoscenze disponibili su quest’alterazione onirica nell’autismo, non permettendo di chiarire se e in quale misura gli incubi abbiano rilevanza clinica in questa popolazione. 

Una recente revisione sistematica pubblicata su Neuroscience & Biobehavioral Reviews (Pellegrini et al. 2025, https://doi.org/10.1016/j.neubiorev.2025.106012) si è posta l’obiettivo di colmare tale lacuna della letteratura, sistematizzando le evidenze esistenti sulla prevalenza e i correlati clinici e cognitivi degli incubi nei bambini e negli adolescenti nello spettro.

Sono stati esaminati 29 studi, buona parte dei quali è concorde nel riportare una prevalenza di incubi frequenti nell’autismo inferiore al 5%, senza riscontrare differenze significative nella presenza di incubi tra i bambini con autismo e i coetanei con sviluppo tipico. Inoltre, diversi lavori hanno evidenziato un’associazione tra incubi e problemi di sonno nei bambini con autismo.

Complessivamente, sebbene le manifestazioni di un sonno disturbato possano influenzare la presenza di incubi, i risultati di questo lavoro suggeriscono che gli incubi potrebbero non rappresentare una caratteristica distintiva dell’autismo. Infatti, il racconto dell’esperienza onirica richiede capacità introspettive e abilità di comprendere e identificare le proprie emozioni. Nei bambini con autismo, le difficoltà o il poco interesse nell’elaborare questo tipo di informazioni, unite a deficit comunicativi, potrebbero risultare in una ridotta frequenza del ricordo di sogni e incubi. In quest’ottica, studiare l’attività onirica nei bambini e negli adolescenti potrebbe offrire spunti interessanti per comprendere meglio la relazione tra sogni e funzionamento diurno, soprattutto nelle popolazioni cliniche, come l’autismo, caratterizzate da traiettorie atipiche dello sviluppo emotivo, cognitivo e sociale.

Elisa Pellegrini, membro AIMS

Riferimento bibliografico:

Pellegrini, E., Scarpelli, S., Alfonsi, V., Gorgoni, M., Pazzaglia, M., & De Gennaro, L. (2025). Behind Closed Eyes: Understanding Nightmares in Children and Adolescents with Autism Spectrum Disorder–A Systematic Review. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 106012.

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