The impact of the end of COVID confinement on pandemic dreams, as assessed by a weekly sleep diary: a longitudinal investigation in Italy

Oramai numerosi studi hanno evidenziato che la pandemia da Covid-19 sta avendo un forte impatto sul sonno e sull’attività onirica. Nello specifico, la pandemia ha prodotto modificazioni qualitative e quantitative del sogno. Infatti, i riscontri empirici mostrano che la frequenza dell’attività onirica appare aumentata, mentre i contenuti onirici sembrano spesso mostrare tamatiche covid-relate. 

E’ necessario notare che gran parte degli studi finora prodotti presentano un disegno cross-sectional nel quale vengono posti quesiti volti ad indagare il dreaming retrospettivamente. Se da un lato questa modalità consente di raccogliere dati rapidamente e su grandi campioni, dall’altro, il metodo retrospettivo presenta intrinseche limitazioni (e.g., bias di memoria) che riducono l’accuratezza del dato. Per tale ragione, lo studio di Scarpelli e collaboratori recentemente pubblicato su Journal of Sleep Research , aveva l’obiettivo di indagare, all’interno di un disegno per misure ripetute e longitudinale le variazioni dell’attività onirica in un gruppo di giovani adulti. In una prima fase, i partecipanti hanno completato una serie di questionari online volti ad ottenere informazioni anagrafiche e variabili cliniche e sonnologiche durante il lockdown. E’ stato poi richiesto a 100 soggetti di compilare per 14 giorni un diario del sonno e del sogno e di resocontare ogni mattino la propria attività onirica. I dati sono dunque stati raccolti durante l’ultima settimana di lockdown (prima settimana di protocollo: 28 aprile-4 maggio, 2020) e durante la prima settimana di allentamento delle restrizioni (seconda settimana di protocollo: 5 maggio-11 maggio, 2020).

Le analisi statistiche sono state condotte sui 90 soggetti che hanno portato a termine l’intero protocollo, sia per quanto concerne le variabili oniriche e sonnologiche. I risultati mostrano che a) I partecipanti durante la fase “Lockdown” hanno un numero significativamente maggiore di risvegli e una minore facilità ad addormentarsi rispetto al “Post-Lockdown”; i soggetti riportano una maggiore frequenza onirica e di sogni lucidi durante il “Lockdown” rispetto al “Post-Lockdown”. L’esame qualitativo dei resoconti onirici ha evidenziato che con l’allentarsi delle restrizioni i soggetti sognavano più frequentemente di trovarsi in luoghi affollati.

La presenza di maggiori risvegli intra-sonno e di una minore facilità di addormentamento durante la prima settimana di protocollo confermano l’evidenza di una scarsa qualità del sonno durante il Lockdown. Similmente, lo studio replica l’evidenza di una incrementata frequenza onirica durante il periodo di confinamento.

Inoltre, l’aumentata presenza di sogni lucidi potrebbe riflettere il tentativo, da parte dei partecipanti, di fronteggiare le restrizioni e i notevoli cambiamenti nelle routine diurne causate dal lockdown.  Infine, l’avere più spesso sogni contenenti “luoghi affolati” nel corso della seconda settimana di protocollo potrebbe risultare coerente con l’ipotesi di continuità, secondo cui esperienze diurne emotivamente rilevanti potrebbero influenzare i contenuti onirici. In altre parole, l’allentamento delle restrizioni avrebbe consentito ai partecipanti di riprendere la frequentazione, almeno in parte, di luoghi affollati e tale esperienza potrebbe essere risultata rilevante per numerosi individui in seguito a un lungo periodo di confinamento.

Serena Scarpelli, comitato editoriale AIMS

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