Nuove terapie per l’insonnia: l’impiego degli antagonisti dei recettori orexinergici per il trattamento dell’insonnia

L’insonnia ha un’elevata prevalenza nella popolazione generale, dal 6 al 33%. Si manifesta in tutte le fasce di età e colpisce più frequentemente le donne.

Le caratteristiche cliniche del disturbo possono variare molto nei diversi pazienti. Indipendentemente dai fenotipi di malattia, può manifestarsi con fatica, eccessiva sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione ed impatto negativo sulle performance quotidiane. Può determinare tra l’altro aumento del rischio di comorbidità e dei costi sanitari.

Pertanto, la corretta gestione di questa patologia rappresenta un fattore importante per la salute di chi ne è affetto e per prevenire l’insorgenza di altri disturbi.

La terapia cognitivo-comportamentale rappresenta il primo approccio da considerare nella gestione dell’insonnia. Spesso, tuttavia, può essere necessaria l’associazione di una terapia farmacologica, in quest’ottica, è importante rivolgersi ad un esperto in Medicina del Sonno.

Considerando che una delle maggiori criticità nel trattamento dei pazienti con insonnia è la resistenza ai farmaci, gli antagonisti del recettore dell’orexina sembrano aprire importanti prospettive terapeutiche. Ciò è evidenziato da una recente revisione della letteratura, appena pubblicata su Nature and Science of Sleep.

Diversi studi hanno mostrato come gli antagonisti del recettore dell’orexina presentino un buon profilo di tolleranza, anche a lungo termine. Questo è un dato molto importante per il trattamento di un disturbo cronico come l’insonnia, spesso associato ad altre condizioni morbose.

Alcuni antagonisti del recettore dell’orexina hanno mostrato buoni profili di efficacia e tolleranza in entrambi i sessi, anche nei soggetti più anziani e negli adolescenti. Sembrerebbe esservi una bassa propensione all’abuso ed il trattamento discontinuo non sembrerebbe associarsi a significativi effetti di recidiva (con ritorno del disturbo dopo la sospensione del farmaco) o rebound (il disordine si ripresenta in forma più grave dopo la sospensione del farmaco).

Alcuni studi hanno inoltre evidenziato che gli antagonisti del recettore dell’orexina si sono dimostrati particolarmente efficaci nelle donne dopo la menopausa (periodo particolarmente delicato per la gestione delle donne con insonnia).

Inoltre non sembrano esercitare un impatto negativo sui parametri respiratori (il che è utile nei pazienti affetti anche da Sindrome delle Apnee ostruttive in sonno notturno, oltre che da insonnia).

L’impiego degli antagonisti del recettore dell’orexina può quindi rappresentare un valido supporto terapeutico per il trattamento dell’insonnia in alcuni pazienti (sebbene siano ancora in corso ulteriori studi su queste terapie). Tuttavia è necessaria una preliminare e accurata valutazione clinica ed eventualmente strumentale presso un Centro di Medicina del Sonno.

Riferimento bibliografico:

Mogavero MP, Silvani A, Lanza G, DelRosso LM, Ferini-Strambi L, Ferri R. Targeting Orexin Receptors for the Treatment of Insomnia: From Physiological Mechanisms to Current Clinical Evidence and Recommendations. Nat Sci Sleep. 2023;15:17-38
https://doi.org/10.2147/NSS.S201994

Maria Paola Mogavero, commissione Divulgazione AIMS

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