Professionisti sanitari dopo due anni di COVID-19: le conseguenze della pandemia sulla salute psicologica e sul sonno di infermieri e medici

Numerosi studi hanno coerentemente mostrato l’impatto negativo della pandemia sul benessere fisico e psicologico del personale sanitario.

Gli infermieri e gli operatori sanitari impegnati in prima linea hanno mostrato una maggiore predisposizione allo sviluppo di sintomi legati a stress, ansia, depressione e alterazione di qualità e quantità di sonno.

Il recente studio condotto dal nostro gruppo di ricerca ha previsto la collaborazione tra il Laboratorio di Psicofisiologia del sonno (Università di Roma Sapienza) e la ASL Roma 6.  Lo studio ha permesso di osservare le conseguenze a lungo termine della pandemia su un ampio campione di medici ed infermieri del territorio laziale.

Attraverso una specifica indagine retrospettiva, abbiamo raccolto informazioni relative alla qualità del sonno e alla salute psicologica. Nello specifico, le informazioni erano riferite al periodo antecedente la pandemia (prima del Febbraio 2020) e a distanza di due anni da quest’ultimo (Febbraio-Giugno 2022).

Con l’obiettivo di osservare gli effetti della pandemia separatamente tra i due gruppi (medici ed infermieri), specifiche analisi di confronto hanno permesso di evidenziare peggiori condizioni nella categoria degli infermieri. Inoltre, è stato valutato lo specifico effetto del coinvolgimento in prima linea, mostrando anche in questo caso una maggiore vulnerabilità da parte degli infermieri.

Inoltre, così come avviene nella popolazione generale, l’esperienza ravvicinata con il COVID-19 (ad esempio aver perso un proprio caro a causa della pandemia) e una maggiore sfiducia nei confronti delle misure contenitive adottate dal Governo sono risultati significativamente correlati allo stato di salute mentale e alla qualità del sonno del personale sanitario.

L’insieme dei risultati sottolinea la persistenza dell’impatto negativo della pandemia sul benessere mentale dei professionisti sanitari, anche a distanza di due anni dall’inizio dell’emergenza. Di conseguenza, si conferma l’urgente necessità di pianificare appositi interventi di prevenzione e contenimento. In particolare, tali interventi dovrebbero essere rivolti soprattutto alle categorie maggiormente a rischio, quali infermieri e operatori sanitari coinvolti in prima linea.

Valentina Alfonsi, membro AIMS

Ulteriori approfondimenti utili presenti nel sito:

Condividi

Lascia un commento

Search

+