Sleep-Related Problems in Night Shift Nurses: Towards an Individualized Interventional Practice

Ad oggi, circa un quinto della popolazione mondiale svolge il proprio lavoro all’interno di un sistema organizzativo articolato in turni (Parent-Thirion et al., 2016). Al di là degli evidenti vantaggi sul piano operativo, sono ormai ben noti gli effetti avversi dello svolgimento di turni notturni su qualità di vita e prestazioni lavorative, principalmente mediati da significative variazioni del naturale ritmo sonno veglia.

Specialmente in ambito sanitario, il sistema di turnazione risulta inevitabile al fine di garantire una copertura continuativa dei servizi rivolti al paziente sulle 24 ore. La gran parte degli operatori sanitari coinvolti nel lavoro a turni è costituita dagli infermieri (Ball et al., 2015).

All’interno della rassegna bibliografica appena pubblicata sulla rivista Frontiers in Human Neuroscience – e disponibile in Open Access – viene offerta una panoramica degli studi più recenti in merito all’impatto del lavoro a turni su salute e performance, con specifico riferimento alla popolazione degli infermieri turnisti. Scopo ultimo della rassegna è quello di evidenziare la necessità di adottare un approccio “personalizzato” nella gestione degli effetti collaterali dei turni notturni, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche.

Nella prima parte, vengono esaminati i principali effetti dovuti all’alterazione dei naturali processi di regolazione del sonno (omeostatico e circadiano), con conseguente incremento dei livelli di sonnolenza e riduzione della vigilanza durante lo svolgimento di turni notturni. Oltre alla maggiore incidenza di numerose patologie fisiche e mentali, particolare enfasi è stata posta sull’elevato tasso di errori umani nella pratica medica, con conseguenti ripercussioni sulla salute dei pazienti.

In seguito, vengono discussi i punti di forza e i limiti della attuali contromisure, adottate per fronteggiare gli esiti precedentemente illustrati. La strategia ad oggi più utilizzata si riferisce all’esposizione alla fototerapia, sebbene anche la pianificazione di brevi sonnellini strategici e l’utilizzo di psicostimolanti rappresentano rimedi altrettanto diffusi al fine di contrastare l’incremento di sonnolenza nel corso del turno notturno.

Un numero crescente di studi sottolinea la necessità di considerare il ruolo mediatore di fattori individuali nel determinare l’impatto dei turni notturni su salute e performance dei lavoratori. A tal proposito, nella terza ed ultima parte della rassegna, tali fattori vengono presentati all’interno di due distinte categorie:

  1. Fattori individuali stabili nel tempo (“di tratto”)
  2. Fattori individuali variabili in funzione del contesto (“di stato”)

Per ciascuna categoria, vengono infine discusse potenziali aree di intervento, basate appunto sulla considerazione di tali fattori individuo-specifici nella gestione degli effetti collaterali dei turni notturni.

In conclusione, data la necessità di mantenere un sistema lavorativo sanitario basato sui turni e data la crescente consapevolezza dei danni causati da quest’ultimo in ambito umano e sociale, risulta cruciale riflettere sulla necessità di adottare strategie innovative e basate su approcci individualizzati, al fine di massimizzare il rapporto costi-benefici.

Valentina Alfonsi, membro AIMS

Riferimenti bibliografici

• Ball, J., Maben, J., Murrells, T., Day, T., and Griffiths, P. (2015). 12-Hour Shifts: Prevalence, Views and Impact. London: King’s College London

• Parent-Thirion, A., Biletta, I., Cabrita, J., Vargas Llave, O., Vermeylen, G., Wilczy ´nska, A., et al. (2016). Sixth European Working Conditions Survey—Overview Report. Available online at: https://www.eurofound. europa.eu/publications/report/2016/working-conditions/sixth-europeanworking- conditions-survey-overview-report

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