Deprivazione di sonno ed emozioni

20 Nov 2019 ARTICOLI

Quali sono gli effetti del sonno e della deprivazione di sonno sui processi emotivi?

Lo studio delle relazioni tra sonno ed elaborazione emotiva si è accresciuto in parallelo alla crescita esponenziale della ricerca sul sonno negli ultimi due decenni. Una grande mole di dati supporta l’idea che il sonno contribuisce in modo specifico al consolidamento della memoria emotiva (Wagner et al., 2006; Tempesta et al., 2015; Sara, 2017), mentre la deprivazione del sonno altera tale processo (Atienza & Cantero, 2008; Tempesta et al., 2014; Tempesta et al., 2016). Nello specifico, durante la fase di consolidamento, è stato osservato che sebbene il sonno possa promuovere un consolidamento preferenziale degli stimoli negativi (Wagner et al., 2001), la mancanza di sonno compromette il processo di trasformazione della memoria episodica in una rappresentazione a lungo termine indipendentemente dalla valenza emotiva delle tracce di memoria (Tempesta et al., 2015).

Un importante effetto della deprivazione di sonno sul cervello emotivo potrebbe essere un incremento del tono affettivo negativo, che porta a una propensione degli individui deprivati di sonno a valutare gli stimoli come più negativi.

A tal riguardo, la letteratura converge nell’indicare che la mancanza di sonno influenzi in modo significativo la reattività emotiva. Infatti, recenti studi (Tempesta et al., 2010; 2015) confermano che sia una cattiva qualità del sonno che la mancanza di sonno portano ad una valutazione affettiva più negativa dei propri ricordi.

L’effetto di una notte di deprivazione totale di sonno sulla reattività emotiva è più ampio e generalizzato, estendendosi anche alla valutazione degli stimoli positivi: questo suggerisce che il grado di alterazione nella valutazione affettiva può dipendere dalla quantità di sonno ottenuto. Tuttavia, se il sonno agisca per proteggere, potenziare o depotenziare la reattività emotiva è una questione ancora dibattuta.

Il ruolo del sonno REM

Molti studi hanno indicato il sonno REM come lo specifico stadio del sonno responsabile di un’elaborazione emotiva ottimale. In effetti, i cambiamenti funzionali e neurochimici che caratterizzano il sonno REM mostrano una relazione con i meccanismi e il substrato cerebrale dell’elaborazione della memoria emotiva.

Secondo un modello teorico, noto in letteratura come “Sleep to remember, sleep to forget” (Walker & van der Helm, 2009), durante il sonno REM la riattivazione delle aree cerebrali coinvolte nella funzione mnestica durante la veglia, come l’amigdala e l’ippocampo, supporterebbe la rielaborazione e il consolidamento delle caratteristiche salienti di un’esperienza emotiva (Sleep to remember) (Goldstein & Walker, 2014). Al contempo, la soppressione dell’attività adrenergica caratteristica di tale stadio del sonno consentirebbe una progressiva attenuazione della reattività autonomica associata all’esperienza emotiva (Sleep to forget).

Gli studi di neuroimmagine, così come gli studi comportamentali, offrono un certo supporto a questa ipotesi. Infatti, dopo deprivazione di sonno, è stato osservato un aumento dell’attivazione dell’amigdala in risposta a stimoli emotivi negativi, associata a una ridotta connettività funzionale tra l’amigdala e la corteccia prefrontale mediale (mPFC) (Yoo et al., 2007).

Tale iperattivazione limbica, che è correlata alla disfunzionalità del circuito mPFC-amigdala e alla mancanza di un controllo limbico top-down da parte della corteccia prefrontale (PFC), potrebbe anche influenzare la valutazione degli stimoli emotivi, portando ad un aumento della valutazione negativa degli stimoli, o anche ad una maggiore tendenza a valutare gli stimoli neutri come negativi dopo la deprivazione di sonno (Tempesta et al., 2010).

Pertanto, il sonno REM potrebbe rappresentare una “terapia notturna” per preservare in modo adattivo gli aspetti salienti di un evento, depotenziando, al contempo, l’intensità emotiva associata al ricordo.

Conclusioni

L’importanza di comprendere le relazioni tra sonno ed emozioni è evidente alla luce degli innumerevoli studi scientifici che dimostrano strette associazioni tra sonno e disturbi affettivi o d’ansia (Dahl e Harvey, 2007; Baglioni et al., 2010; Gregory and Sadeh, 2012).

Infatti, non è una coincidenza se, nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali-V (DSM-V) e nella Classificazione internazionale delle malattie (ICD-10), la cattiva qualità del sonno è un sintomo chiave di molti disturbi psichiatrici. Ad esempio, una scarsa qualità del sonno rappresenta un problema pervasivo per i pazienti che soffrono di depressione o di disturbo post traumatico da stress (PTSD).

Studi epidemiologici hanno dimostrato che i disturbi del sonno come l’insonnia si riscontrano fino all’80% degli individui con disturbo depressivo maggiore (Selvi et al., 2010) e la percentuale aumenta fino al 90% quando un disturbo d’ansia è presente contemporaneamente (Ohayon, Shapiro e Kennedy, 2000).

Diversi studi hanno trovato una relazione tra una scarsa qualità del sonno nell’insonnia e il funzionamento emotivo. Ad esempio, è stato dimostrato che l’insonnia influenza le valutazioni soggettive degli stimoli emotivi (Kyle et al., 2014). Inoltre, studi di neuroimmagine funzionale hanno riportato che i soggetti con insonnia rispetto ai soggetti sani mostrano una maggiore attivazione dell’amigdala difronte a stimoli correlati all’insonnia (Baglioni et al., 2014).

In linea con questi dati, è stato anche osservato una significativa associazione significativa tra reattività dell’amigdala e livelli di depressione e stress percepito nei soggetti con scarsa qualità del sonno (Prather, Bogdan e Hariri, 2013).

Questi dati suggeriscono che la qualità del sonno è un importante modulatore comportamentale dei correlati neurali dell’umore e dell’elaborazione emotiva, sottolineando l’esistenza di una relazione bidirezionale tra scarsa qualità del sonno e disturbi affettivi o d’ansia. Pertanto, molti disturbi dell’umore e dell’ansia possono essere attribuibili all’instabilità emotiva dovuta alla perdita del sonno, come una scarsa qualità del sonno può essere attribuibile ai disturbi dell’umore e dell’ansia.

Studi futuri dovranno chiarire ulteriormente come la deprivazione di sonno possa influenzare il processamento emotivo. Tale aspetto potrebbe rivelarsi cruciale per una migliore comprensione e per il trattamento dei disturbi affettivi o ansiosi nei pazienti con un sonno disturbato.

Daniela Tempesta, comitato editoriale AIMS

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Riferimenti Bibliografici

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Yoo, S.S., Gujar, N., Hu, P., Jolesz, F.A., & Walker, M.P. (2007). The human emotional brain without sleep – a prefrontal amygdala disconnect. Current Biology, 17 (20), R877–8, doi:10.1016/j.cub.2007.08.007.

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